La pergamena in bianco
Il 4 settembre 1460, il sovrano d’Aragona consegnò nelle mani dell’allora sindaco di Cava, Messere Onofrio Scannapieco da Dupino, una lettera in cui confermò la riconoscenza a li cavoti (Cava Città Fedelissima), consegnando al nostro illustre concittadino una pergamena in bianco, completa del sigillo e della firma regale, affinché i cavesi gli richiedessero tutto ciò che fosse loro gradito.
Nulla fu richiesto e Re Ferdinando, per “ripagare” i servigi ricevuti da quel nobile popolo, il 22 settembre 1460 concesse a li cavoti l’esenzione dal pagamento di ogni sorta di gabella (tasse, imposte e contributi di oggi), sia nel vendere che nell’acquistare, spendibile in tutto il Regno di Napoli, che, per sola memoria ricordiamo, si estendeva dalla Rocca di San Benedetto del Tronto, sull’Adriatico, a Terracina, sul Tirreno, fino a Pantelleria, comprese le isole maggiori.
Tutto ciò, da circa 7 lustri, viene replicato nell’evento comunemente detto: “Battaglia di Sarno”, con l’impiego dei figuranti dell’A.T.S.C., i quali, con sole armi bianche e significativi effetti luminosi e l’impiego di bombarde, portano in scena il valore di quel popolo e la gratitudine del sovrano Aragonese, compreso l’indicazione dell’esatto stemma della Città: “…dipingere seu sculpire parte
dextera duas barras aureas et rubeas, domus nostri regi aragonie, et supra scutum nostra corona regiam…”
Il candore della pergamena non fu mai “profanato”, e tuttora tale si conserva nel Palazzo di Città.
Testo redatto in collaborazione con Livio Trapanese, autore del libro “La Cava”- cenni storici del popolo cavese – Eventi di ieri nella tradizione di oggi – II Edizione 2007.